Si usa da migliaia di anni in estremo oriente, soprattutto Corea, Giappone e Cina, paesi in cui non viene considerato un condimento bensì un vero e proprio alimento. 

È una pasta, risultato della fermentazione di fagioli di soia e sale marino con il fungo giapponese Koji. A volte si aggiunge anche un cerale, per esempio riso o orzo. Il processo di fermentazione è molto lungo, può durare fino a due anni, ed è proprio questo che ne fa un alimento ricchissimo di enzimi.

  • Gli enzimi del Koji non solo danno sapore, ma trasformano gli alimenti e li scompongono facilitandone così la digestione.  
  • Contiene tutti gli aminoacidi essenziali e le vitamine del gruppo B compresa la B12.
  • Ha una straordinaria funzione di depurazione e deacidificazione. Libera perfino dalle scorie chimiche utilizzate nei processi di coltivazione e lavorazione degli alimenti, che finiscono poi nel nostro intestino.
  • Grazie al lungo tempo di fermentazione ha una spiccata funzione prebiotica e probiotica, che contribuiscono alla buona salute dell’apparato digerente di cui protegge le mucose e soprattutto dell’intestino, che aiuta a pulire anche dai vecchi depositi!
  • Da non dimenticare: grazie ai suoi minerali contrasta la fragilità ossea ed è per questo motivo consigliabile berne due tazze quotidianamente quando si è in menopausa.
  • A tutti consigliamo di berne almeno una tazza al giorno prima del pasto principale: prepara lo stomaco per la digestione e favorisce l’assimilazione dei nutrienti da parte dell’intestino. 
  • Per l’insieme delle sue caratteristiche, bevuto costantemente dona al corpo energia e salute.

Un’ottima abitudine è berlo come se fosse una tisana.

Ricordiamoci che perché la sua efficacia sia massima è bene non farlo bollire, oppure aggiungerlo solo a fine cottura.

Conoscere ed imparare ad usare il miso in cucina è come avere una marcia in più, sia nella preparazione dei piatti che per la salvaguardia della salute.

Maria F. Rummele

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